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IL PARCO DELLE MADONIE


E’ un Parco naturale regionale istituito il 9 novembre del 1989; comprende quindici comuni della provincia di Palermo in Sicilia (Caltavuturo, Castelbuono, Castellana Sicula, Cefalù, Collesano, Geraci Siculo, Gangi, Gratteri, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde, Scillato e Sclafani Bagni). Comprende il massiccio montuoso delle Madonie, situato sulla costa settentrionale siciliana, tra il corso dei fiumi Imera e Pollina. Il parco ospita oltre la metà delle specie vegetali siciliane, e in particolare gran parte di quelle presenti solo in Sicilia (come l'Abies Nebrodensis, in via di estinzione, nel Vallone Madonna degli Angeli). Per la fauna sono presenti oltre la metà delle specie di uccelli, tutte le specie di mammiferi e più della metà delle specie di invertebrati siciliane. Notevoli sono anche le peculiarità geologiche. La geologia delle Madonie è infatti al centro di studi e ricerche avviatisi fin dagli anni sessanta. Proprio per l'interesse geologico del complesso montuoso madonita, dal 2003 il Parco delle Madonie è entrato a far parte del network European Geopark, a cui aderiscono più di venti parchi geologici e non, europei.

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CASTELLANA SICULA


E’ un piccolo comune che si trova in provincia di Palermo, nel territorio del Parco delle Madonie. L'origine di Castellana Sicula si fa risalire al XVIII secolo, periodo nel quale il feudatario del luogo, duca di Ferrandina, volle graziosamente dare il nome della moglie, che apparteneva alla famiglia dei Castellana di Spagna, alle terre sulle quali oggi sorge Castellana. La sua posizione felice, le sue pianure ricche d'acqua, il suo clima sembra abbiano attirato gli agricoltori di Gangi, Petralia, Polizzi, Caltavuturo che qui hanno trovato una dimora confacente costruendo così, verso il 1700, il primo insediamento urbano. La prima costruzione in assoluto fu una palazzina a forma di castello, oggi chiamata Casina Rossi. Entrando nei centri abitati di Castellana e delle sue frazioni, a colpire l’attenzione del visitatore sono i murales, che da anni ormai richiamano artisti italiani e stranieri a cimentarsi in un ideale confronto. La vivacità dei colori, la ricchezza dei temi trattati, la bellezza dei luoghi prescelti sono tutti fattori di grande rilievo che fanno oggi di Castellana un piccolo tesoro di immagini e fantasia. Essendo un centro di recente fondazione, non annovera palazzi storici, né chiese piene di opere d’arte, certo, ma annovera strade luminose, incroci e sbocchi nelle piazze che si fanno contenitori d’arte moderna. A partire dal 1994 artisti di valore hanno lasciato per le strade i loro preziosi contributi, e quadri nell’aula consiliare, moderna pinacoteca cittadina. Per questo motivo da qualche anno ormai Castellana è intesa come la “città dei murales” e di essi mena un meritato vanto. Un’altra attrazione è costituita dalle testimonianze archeologiche: i resti di una Villa romana dei primi secoli dopo Cristo, con annesse terme; i pigiatoi scavati nella roccia attigui alla Villa; ma soprattutto gli ipogei d’epoca paleocristiana, in parte accanto alla Villa (e uno ora accolto nell’edificio museale che vi è stato costruito attorno), in parte nella parte alta e antica della frazione di Calcarelli. Castellana è il primo centro abitato che si incontra lungo la ss 120, che collega l’Etna alle Madonie, a 13 km dallo svincolo di Tremonzelli e al km 73 dell’autostrada A 19 Palermo-Catania.   Festività e folklore Castellana dispone di un ampio e articolato calendario festivo, arricchito dal fatto che molte feste si celebrano nelle frazioni, promosse e organizzate da comitati o confraternite locali. Gli appuntamenti più importanti sono costituiti dalle feste patronali (san Francesco di Paola, a luglio a Castellana; san Giuseppe e il Crocifisso, ad agosto a Calcarelli; la Madonna della Catena, ancora ad agosto a Frazzucchi; il Crocifisso, a settembre a Nociazzi). La festa più suggestiva è quella che si svolge la prima domenica di luglio sulla cima del monte San Salvatore, a quota 1918 mt: è la festa della Madonna dell’Alto, al cui santuario molti sono i devoti che accedono a piedi scalzi lungo ripidi sentieri, ma sempre più numerosi sono quelli che salgono su auto fuoristrada lungo una pista sterrata costruita a fine anni Settanta. Un rituale molto sentito e partecipato è, il 19 marzo, il manciari i san Giuseppi, giorno nel quale alcune famiglie allestiscono tavolate di prodotti locali (dalla pasta al baccalà, ai cardi fritti e alle frittelle zuccherate o sfinge) e invitano a mangiare bambini, ragazzi e giovani, purché non siano ancora coniugati: il modo di indicare la cerimonia è detto significativamente fari i virginieddi. In tempi recenti la limitazione è venuta meno e chiunque lo chieda viene ammesso a partecipare. Di grande rilievo folkloristico è infine il “Ballo della Cordella”, forse originario di Nociazzi, che nell’Ottocento doveva eseguirsi un po’ ovunque e che oggi sopravvive in alcuni altri centri delle Madonie. Inteso a rievocare danze di ringraziamento eseguite in campagna dai contadini al tempo del raccolto, oggi il Ballo viene eseguito, insieme ad altri spettacoli, ai primi del mese di agosto in occasione di una manifestazione (Da coffa a visazza) nel corso della quale i visitatori vengono ammessi alla degustazione dei prodotti tipici del luogo. A fine agosto si svolge la Sagra del pane, manifestazione in cui, accanto a rassegne di spettacoli musicali, le aziende locali producono e distribuiscono agli ospiti pane caldo condito con olio e origano, salumi, formaggi e dolci del luogo (amaretti, torte al formaggio, cassate al forno…). Nel corso di tutto il mese di agosto si svolge Castellana d’estate, una continua successione di feste e manifestazioni musicali, teatrali,   concertistiche e sportive nei tre maggiori centri abitati, diretti a intrattenere gli abitanti e i numerosi ospiti che affluiscono in paese. La gastronomia e i prodotti tipici Panifici, pasticcerie, aziende produttrici di formaggi e salumi sono presenti sia in paese che nelle campagne circostanti. Il pane locale viene lavorato con farina di grano duro e con lievito naturale (crescenti) nei panifici che operano fattivamente nei diversi centri abitati. Quanto alle pasticcerie vanno famose per le paste di mandorle amare (amaretti), le torte di formaggio, le cassate al forno, i dolci pasquali e natalizi, oltre a una ricca varietà di dolcini al cioccolato. Tra i formaggi, occupa di sicuro il primo posto il pecorino, formaggio di varia stagionatura lavorato con latte di pecora nei diversi mesi dell'anno, principalmente in primavera, quando l'erba dei prati è più abbondante e saporita, sì da lasciare al latte tutto il suo umore. Vengono poi i formaggi di vacca e quelli confezionati con latte misto, la ricotta e, in alcune aziende, anche il caciocavallo, formaggio vaccino a pasta filata. Tra i salumi, invece, è da segnalare il tipico salame madonita, salsiccia che viene confezionata e fatta asciugare in ambienti ventilati, senza ricorso a conservanti. Si lavora anche pancetta, coppa, lardo salato fatto maturare in ambienti adatti. E poi olio extravergine, lavorato nei frantoi sparsi negli ex feudi, miele, lavorato da anziani apicultori, e poi ancora frutta, ortaggi e legumi. Un discorso a parte va fatto per l'agnellone, agnello dai sei mesi all'anno, localmente chiamato crastagnieddu. Da Pasqua in poi diventa cibo festivo per antonomasia, presente com’è in tutte le case, i ristoranti e in tutte le feste di campagna. E poi funghi di varia qualità, raccolti in montagna nei mesi autunno-invernali, che diventano conserve e non solo; asparagi che crescono spontaneamente a varie quote; verdure spontanee, alcune delle quali con funzioni medicamentose che la gente del luogo conosce bene; pomodori secchi; carciofini sott’olio; marmellate di pomodori verdi. Un elenco che non finisce più!     

POLIZZI GENEROSA 


Il sito su cui sorge la cittadina di Polizzi Generosa è stato frequentato sin dal VI secolo a.C. come documentano i rinvenimenti archeologici. In epoca bizantina l'attuale paese si sviluppò e ricevette il nome di Baseapolis (Città del Re); subì la dominazione araba. In epoca normanna il conte Ruggiero fece fortificare la Rocca ed il Castello; la nipote, contessa Adelasia, Signora di Polizzi, diede grande impulso al paese, che si estese notevolmente, ospitando in pacifica convivenza diverse etnie (bizantini o greci, arabi, latini, ebrei). Federico II le concesse nel 1234 il titolo di Generosa, che da allora è rimasto come parte integrante del nome. Polizzi, salvo brevi periodi, fu sempre città demaniale e difese sempre gelosamente, anche a prezzo di gravi sacrifici, la propria indipendenza. Il periodo di maggiore splendore fu quello rinascimentale, spiegabile col fatto che fosse il nodo principale di un sistema viario notevolissimo per l'epoca, le due trazzere regie, la "Messina Montagne" e la "Montagna-Marine". La presenza di molte famiglie nobili e la legge del maggiorasco, con la conseguente monacazione dei figli cadetti, fecero sì che a Polizzi fossero presenti tutti gli ordini religiosi e che il paese si arricchisse di chiese e conventi pieni di opere d'arte. La decadenza di Polizzi cominciò con la peste, che colpì il paese alla fine del XVI secolo e dimezzò gli abitanti. Da visitare: Chiesa Madre, Chiesa di San Gandolfo, Chiesa di San Nicolò de Franchis, Chiesa di S. Maria delle Grazie, Palazzo Gagliardo, Palazzo Carpinello, Museo Ambientalistico Madonita, Civico Museo Archeologico, Museo del costume. Da non perdere: La Sagra delle Nocciole il 17 e 18 agosto.
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PETRALIA SOTTANA


Le prime tracce di insediamento umano risalgono al IV/III millennio a.C. (periodi del neolitico e dell'eneolitico) come testimoniato dai reperti archeologici della vicina Grotta del Vecchiuzzo. In tempi assai più vicini dovette esistere un insediamento indigeno, fortemente influenzato dalla vicina colonia greca di Himera, nei cui scavi è stata rinvenuta una moneta bronzea, il Petrinon, che reca appunto il nome della città di Petra. Nel III secolo a.C., con la conquista romana, Petra divenne città "decumana". Il paese seguì poi le sorti del resto dell'isola subendo le invasioni barbariche prima e la successiva riconquista bizantina. Con la conquista araba, nel IX secolo, venne ribattezzata "Batarliah" o "Batraliah" e divenne importante piazzaforte militare strategica e mercato. I normanni conquistarono Petralia intorno al 1062, fondandovi un Castello. Il centro divenne, durante il periodo svevo, territorio dei Ventimiglia di Geraci. Dopo vennero i Moncada, i Cardona e gli Alvarez de Toledo, fino all'abolizione della feudalità  nel 1817. Da visitare: Chiesa Madre, Museo Civico, ex Convento dei Riformati. 


PETRALIA SOPRANA


Le origini di Petralia si suppone che risalgano all'antica Petra, città fondata dai Sicani per meglio difendersi dai continui attacchi del nemico. Potrebbe aver conosciuto un insediamento greco, ma si hanno notizie certe soltanto a partire dal III secolo a.C. sullo sfondo della guerra tra Romani e Cartaginesi. Nel 254 a.C. durante la prima guerra punica, i petrini aprirono la porta ai consoli Aulo Attilio e Gneo Cornelio passando dal dominio cartaginese a quello romano. Petra fu inserita tra le civitas decumanae, cioè tra le città sottoposte al tributo annuo della decima in natura. Ben presto, infatti, divenne una delle principali tornitrici di grano dell'Impero Romano. Nel IX secolo fu conquistata dagli arabi e ribattezzata Batraliah. Nel 1062 fu conquistata dai normanni, il conte Ruggero ne fortificò il castello, le torri e i bastioni esistenti. Nel 1067 il conte fece costruire un altro castello, fuori le mura, e dalla parte nord una chiesa titolata a San Teodoro; divenne una importante roccaforte e fu ceduta da Ruggero insieme al suo vasto territorio, al nipote Serlone. Nel 1258 passo alla contea dei Ventimiglia di Geraci e nel 1396 alla contea di Collesano. Da allora vide il susseguirsi dei Centelles dei Cardona e infine dei Moncada e degli Alvarez de Toledo. Da visitare: ruderi del Castello, Chiesa Madre, Chiesa di San Salvatore, Chiesa di San Giovanni Evangelista. 
CEFALU’


Cefalù è un comune italiano di 14.452 abitanti della città metropolitana di Palermo in Sicilia. È situato sulla costa siciliana settentrionale, a circa 70 km da Palermo, ai piedi di un promontorio roccioso. Cefalù è una città molto antica e pare addirittura che sia stata fondata mille anni prima della nascita di Cristo; le prime colonie sarebbero state create dai Greci che vi sbarcarono nel V secolo a.C. chiamando questa località Kephaloidion (da kefalè, testa). Diviene Cephaloedium, a metà del III secolo , per via della conquista romana. Poi fu la volta degli arabi che la ribattezzarono Gafludi per poi tornare al nome latino con l'arrivo dei Normanni (XI sec.). A seguito di numerose lotte feudatarie (XV secolo) la città riuscire ad emergere nell'ambito del commercio ed a diventare una meta turistica molto gettonata, infine il comune diviene tale a seguito dell'unità d'Italia. Da visitare: il Duomo di Cefalù costruito da Ruggero II che qui fu sepolto con sua moglie (oggi le spoglie si trovano a Palermo). Alle sue spalle, su di una rocca, si trova il Tempio di Diana che fu edificato nel V secolo avanti Cristo. Nei pressi è possibile fare una passeggiata sul promontorio, dove si trovano i ruderi della Torre di avvistamento, che ha salutato l'arrivo delle nuove culture ma anche degli invasori e da cui possiamo ammirare lo spettacolo del mare Tirreno che bagna Cefalù. Torre Caldura, Cinta Muraria Megalitica, il Teatro Comunale in cui furono girate diverse scene del “Nuovo Cinema Paradiso”, il lavatoio medievale in ghisa del XVI secolo, la Chiesa di San Leonardo del XI sec., il museo Mandralisca che comprende la pinacoteca ed un esposizione archeologica;il palazzo Maria che fu la Domus Regia del Re Ruggero II (1139). 
 

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GANGI


La zona dove sorge l'attuale paese è stata abitata fin dalla preistoria. Nelle rocce di quarzarenite lungo la vallata del fiume Gangi, sono state rinvenutetombe a grotticella risalenti al Neolitico. Sono visibili, anche, dei resti di un grosso insediamento indigeno di stampo ellenico e di altri centri minori della stessa epoca e, sparsi sul territorio, resti di insediamenti di età romana e tardo-romana, di età bizantina e islamica. Per alcuni, nessuno di questi indizi sembrerebbe accertare le ipotesi di presenza nel territorio delle antiche città diEngyon o Herbita. Per altri, diversi indizi ed elementi farebbero, invece, pensare all'esistenza nel territorio delle medesime antiche città[5]. Una tradizione storicizzata identifica Engyon con Gangi (probabilmente in località Gangivecchio e dintorni o ad Alburchia antico centro abitato a pochi km dall'odierna Gangi). Favorevoli ad una tale identificazione sono stati nei secoli: Airoldi, Cluverio, Amico, J. Berard, J. Bayet, E. Maganuco, F. Giunta, Angelini, G. Storey e altri, sebbene ad oggi nessun dato scientifico inconfutabile attesti l’identificazione di Engyon con Gangi o con Gangi Vecchio o con Alburchia, individuazione che rimane dunque ancora relegata nell'ambito delle ipotesi e della tradizione storiografica[6]. Secondo una diversa tradizione, il centro urbano di Gangi fu ricostruito nel 1300 sul Monte Marone a seguito della distruzione, avvenuta nel 1299 durante la guerra del Vespro, del precedente centro abitato: tuttavia anche in questo caso, fino ad oggi, nessuna prova archivistica o scientifica attesta la presunta distruzione del borgo – OGGI BORGO DEI BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA. Altri documenti attesterebbero che il borgo di Gangi non venne affatto distrutto, come peraltro affermano autorevoli studiosi siciliani. Da qui l’ipotesi di una possibile fondazione del borgo di Gangi in età normanna, come sembrerebbe potersi desumere da alcuni documenti del periodo e da alcune tracce. Dai primi anni del XII secolo il borgo fece parte dei domini dei signori della vicina Geraci, i Barnavilla prima, i de Craon e i de Candida poi: in seguito, dalla metà del XIII secolo, Gangi fece parte della contea di Geraci di cui furono signori i Ventimiglia. A metà del XVI secolo secondo i dati rilevati dal censimento di Carlo V, a Gangi c’era una popolazione di circa 3910 abitanti e più di 900 abitazioni. Dal Cinquecento a Gangi fu operante una sede locale del temuto tribunale della Santa Inquisizione che fece catturare e condannare per eresia un benedettino di Gangivecchio (il priore di Gangivecchio). Le famiglie nobili locali innervavano l'organigramma locale dell'Inquisizione (Fisauli, Castiglio di origini spagnole. Nel 1625 Gangi passa dalla signoria dei Ventimiglia a quella dei Graffeo che, per concessione di Filippo IV di Spagna, nel 1629 acquistarono il titolo di Principi di Gangi mentre già detenevano quello di Marchesi di Regiovanni. Nel 1654 il titolo passa ai Valguarnera per dote matrimoniale e ad essi rimarrà fino alla prima metà dell’Ottocento. Tra il Settecento e l'Ottocento a Gangi vengono edificati alcuni Palazzi nobiliari, fra i quali Palazzo Bongiorno, i palazzi Sgadari e Mocciaro. Attorno alle famiglie proprietarie di questi palazzi (Sgadari e Mocciaro), rappresentanti la nuova nobiltà e la ricca borghesia nel XIX e nella prima metà del XX secolo, ruotò la politica paesana. Esponenti delle stesse famiglie furono i referenti locali dei liberali e delle forze popolari (popolarismo) in quel torno di tempo. Forze che animarono la lotta per la terra (in particolare negli anni dei fasci siciliani 1893-94, nel 1920 ai tempi dei decreti Falcioni e Visocchi allorquando ci fu l'occupazione contadina di alcune terre del territorio di Gangi)[17]. Le principali famiglie nobiliari negli anni Venti aderirono al fascismo. Lo stesso Duce nel 1924 fu ospite loro in una villa rurale di una contrada di Gangi, dopo aver fatto un giro trionfale del paese, acclamato dalla folla. A Gangi il 1º gennaio 1926, il prefetto Cesare Mori compì una durissima repressione verso la malavita e la mafia, molto presente nella zona, colpendo anche bande di briganti e signorotti locali. Usando metodi molto duri e violenti, tra i quali, anche l'uso di donne e bambini come ostaggi, che gli valsero il soprannome di Prefetto di Ferro. Da non perdere: Palazzo Sgadari, Palazzo Bongiorno, Chiesa Madre, Torre dei Ventimiglia, Santuario dello Spirito Santo, Abbazia di Gangi Vecchio, Chiesa del Santissimo Salvatore, Chiesa di San Pietro o della Badia, Chiesa di Santa Maria della Catena, Chiesa di San Cataldo, Chiesa di San Paolo, Torre Cilindrica, Castello di Regiovanni, Masseria fortificata di Bordonaro Soprano.



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BLUFI



Il paese si sviluppa su un colle del versante meridionale delle Madonie, con un'altitudine compresa tra gli 850 e i 500 metri sul livello del mare. Il territorio comunale si estende per 20 kmq intorno al centro capoluogo e comprende l'isola amministrativa di Casalgiordano, compreso tra i comuni di Gangi e Alimena. Le altre frazioni invece sono situate in prossimità del centro capoluogo: Alleri, Lupi e Ferrarello ne sono separate dal torrente Nocilla mentre Calabrò, Nero e Giaia Inferiore ne costituiscono quasi una continuazione lungo la strada che sale alle Petralie.

Il territorio è attraversato dal fiume Imera Meridionale e dai torrenti Nocilla e Oliva ed è per la maggior parte adibito ad attività agricole e artigiane.

Ferrarello è la borgata più grande del comune. Durante l'estate e precisamente ogni ultima domenica di luglio il piccolo borgo si ripopola di tutti gli emigrati all'estero che ancora oggi ritornano nel luogo dove sono nati nel giorno della festa del loro santo patrono, San Giuseppe. La borgata Nero, situata a meno di un chilometro da Blufi, risale alla fine del sec. XIX.

Poche e confuse sono le notizie relative alla storia di Blufi e allo stesso toponimo.
Il nome Blufi appare per la prima volta nel 1211 in un documento in cui la chiesa palermitana concede a Federico II, tra le altre concessioni, i “Proedia Buluph apud Petraliam”, ovvero i possedimenti chiamati “Buluf” presso Petralia. In un testamento del 1482 compare il nome “Morata Bufali”, in altri documenti si incontrano i toponimi Belufi, Balufi, Bolufi fino ad incontrare, in un documento relativo al Santuario della Madonna dell'Olio, il nome attuale Blufi.

Da non perdere: Ponte romanico a tre archi sul fiume Imera Meridionale, Chiesa Madre del Cristo Re (sec. XX), : Santuario della Madonna dell'Olio (sec VIII), Rocca di Marabuto.

Tradizioni e folclore: 15 agosto: festa alla Madonna dell'Olio al termine della quindicina; 17-18-19 agosto: feste riunite, concelebrazione in onore del S.S. Crocifisso, dell'Annunziata e di San Giuseppe; Martedì di Pentecoste: festa della Madonna dell'Olio, patrona di Blufi; Ultima domenica di luglio: Nella frazione di Ferrarello si svolge ogni ultima domenica di luglio la festa di San Giuseppe e del Sacro Cuore di Gesù.



BOMPIETRO



A conclusione della guerra dei Vespri Siciliani (31 marzo 1282-1302) la Sicilia fu assoggettata agli spagnoli i quali, perpetuando il sistema feudale, la divisero in vari ducati.

Alla famiglia spagnola dei Ferrandina nel 1400 fu donato, con molti altri feudi, il territorio di Bompietro. I Ferrandina cedevano le terre ai contadini perché le bonificassero e per loro fecero costruire una piccola chiesa cui donarono in dote il feudo di "Donna Morosa". I contadini, a quei tempi, abitavano in grotte scavate nel terreno arenario (se ne vedono ancora oggi alcune in Contrada Salerna). Verso il 1500 i contadini cominciarono a fabbricare le prime case sui terreni che lavoravano e di cui erano divenuti proprietari. Sorsero così le frazioni di cui si compone il Comune. Ogni frazione porta, in genere, il nome della prima famiglia che vi pose sede stabile.

"Bompietro" è il nome del quartiere centrale sorto attorno alla chiesa e che a lungo fu chiamato "Borgata Chiesa". La prima strada principale fu Via Madre Chiesa.

È incerto se il nome "Bompietro" sia derivato da un certo Pietro, uomo particolarmente buono che abitava a Guarraia, o dal quadro dei SS. Pietro e Paolo che si trovava sull'altare della chiesetta e che "si dice" sia stato donato dai Sopranesi.

Amministrativamente Bompietro fu borgata del Comune di Petralia Soprana fino al 1820. I primi atti amministrativi archiviati risalgono al 1875, ma l'ufficio di Stato Civile funzionava già dal 1º gennaio 1820. Il primo bambino registrato fu Pepe Giachino Giuseppe nato il 12 gennaio 1820.

L'unica frazione è Locati, sede, un tempo, di un carcere. L'origine di Locati, all'epoca territorio della Contea di Collesano, è alquanto incerta. Proprio per la sua posizione di frontiera, Locati era posto di dogana dove le merci venivano controllate e veniva pagato il dazio necessario per transitare sul proprio territorio attraverso la regia trazzera Catina-Thermae, da Enna a Termini Imerese, che scendendo dall'Imera Meridionale sfruttando i valloni Gangitano e Passo di Mattina, raggiungeva Alimena transitando a Nord del Castello di Resuttano.

Da non perdere:  Chiesa Madre-Parrocchia SS. Apostoli Pietro e Paolo Bompietro, Chiesa del Calvario, Chiesa Sacra Famiglia Locati, Chiesa Maria Santissima del Rosario Locati, Confraternite di Bompietro, Confraternita Maria SS. delle Grazie, Confraternita Patriarca San Giuseppe, Confraternita SS. Crocifisso, Opera Pia Unione Primaria Santa Rita da Cascia, Congregazione Sacro Cuore di Gesù, Confraternita di Misericordia di Bompietro.

Tradizioni e folclore: Confraternita Patriarca San Giuseppe – maggio; Confraternita SS. Crocifisso – giugno; Confraternita Maria SS. delle Grazie (Festa Patronale) - 25/26 agosto; Festa in onore di San Giuseppe Lavoratore - 1º maggio; Festa in onore di Maria Santissima del Rosario - 1ª domenica di agosto; Festa in onore del Santissimo Crocifisso - 6 settembre; Festa patronale di Maria SS. delle Grazie; Festa dell'Autunno (Si svolge l'ultimo sabato e domenica di settembre); Festa degli Emigranti (La festa degli emigranti si svolge a Bompietro ogni anno, rigorosamente il 23 agosto).